Gentiloni firma il Dpcm: «Investimenti per 47 miliardi da realizzare in 25 anni»

Ripartizione del Fondo 2017-2032 della legge di bilancio: ora i pareri parlamentari e la Corte dei Conti – Le principali voci

 

Investimenti pubblici per 47 miliardi da realizzare nei prossimi 25 anni, interamente con risorse pubbliche statali. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato ieri a Palazzo Chigi il Dpcm di ripartizione dei fondi previsti dalla legge di Bilancio 2017. Il decreto, già annunciato dal governo l’11 aprile in occasione del Def, va ora al Parlamento per un parere e poi alla Corte dei Conti.

È stata la legge di Bilancio 2017, al comma 140, a istituire il nuovo Fondo investimenti, con 1,9 miliardi per l’anno 2017, 3,15 nel 2018, 3,5 nel 2019 e tre miliardi di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032 (stanziamenti per 15 anni dunque, mentre Gentiloni ha parlato di «investimenti da realizzare in 25 anni»). In tutto 47 miliardi, da ripartire entro i tetti annui di spesa sopra indicati. I primi 800 milioni sono stati già assegnati al piano periferie (Dpcm in registrazione) e altri 400 milioni sono stati assegnati agli investimenti delle Regioni con il Dl Manovra n. 50/2017.

«Purtroppo negli ultimi anni – ha detto il premier Gentiloni – gli investimenti pubblici non hanno avuto il ritmo che avremmo voluto. Ma oggi diamo avvio a un grande piano di investimenti pubblici, per infrastrutture e non solo. Nel nostro Paese non siamo abituati a una programmazione così lunga, ma per realizzare investimenti pubblici è questo l’orizzonte temporale giusto».

I 47 miliardi sono ripartiti in sei capitoli di spesa, il più consistente, da 20,4 miliardi, è dedicato alle infrastrutture. Dentro ci sono le risorse per il contratto di programma Rfi 2017-2021 (9,9 miliardi), circa 5 miliardi per gli investimenti Anas, e poi i fondi per i porti e il Mose di Venezia. Poco meno di un miliardo andrà al fondo progettazione del Mit. La seconda voce rilevante (7,7 miliardi) è per la messa in sicurezza di edifici pubblici e territorio; prevenzione del rischio sismico, messa in sicurezza di scuole, musei e altri edifici pubblici, il progetto Casa Italia per gli edifici privati.

Gli investimenti per la riduzione del rischio idrogeologico fanno, invece, parte del capitolo dedicato al miglioramento della qualità del territorio e delle città. Vale circa 1,7 miliardi e comprende anche investimenti su reti idriche, edilizia sanitaria, rimozione delle barriere architettoniche. Per arrivare a quota 47 miliardi bisogna conteggiare i piani di Mise e Difesa sulla sicurezza nazionale e l’alta tecnologia (12,8 miliardi).

Infine, completano il quadro due miliardi per la ricerca e alcune misure per il sostegno della competitività e delle esportazioni (1,7 miliardi): riguardano l’informatizzazione della giustizia e il potenziamento del credito. Un giudizio positivo sul piano arriva dal presidente Ance, Gabriele Buia: «Finalmente l’Italia alza lo sguardo dopo anni di restrizioni di bilancio». Adesso, però, è importante «rimuovere gli ostacoli burocratici» per trasformare le risorse in cantieri.